Perché molti sbagliano il vino a Natale? Il segreto per un abbinamento sempre perfetto

Quando arriva il momento delle feste, scegliere il vino adatto è più di una semplice formalità: fa davvero la differenza attorno alla tavola. Non basta mettere in fila le portate della tradizione o sistemare con cura tovaglia e posate—il segreto spesso sta nell’abbinare bene vino e cibo. Non serve possedere chissà quale cantina da sogno, serve invece trovare un equilibrio tra le bottiglie, per non rischiare che i sapori si combattano o che il vino copra la pietanza. Così si tiene viva la tradizione senza complicazioni. Ecco perché, soprattutto se gli ospiti hanno gusti precisi, conviene muoversi per tempo nella scelta dei vini. Anche nei negozi delle grandi città, dove la cultura enogastronomica è ormai roba seria, la vasta offerta può mettere in crisi. Una guida pratica e puntuale può evitare passi falsi e suggerire abbinamenti che valorizzano ogni momento del pranzo senza sovraccaricare il palato—lo confermano gli esperti del settore.

Aperitivo e antipasto: come orientare la scelta delle bollicine

L’inizio del pasto solitamente vuole un vino spumante: la scelta più diffusa, e anche azzeccata. Tra le varie opzioni, il Prosecco Millesimato extra dry spicca per quel suo equilibrio sottile tra freschezza e morbidezza, capace di svegliare il palato senza appesantirlo. Le bollicine così sono perfette, soprattutto con antipasti freddi a base di pesce—tartine con salmone affumicato, piccoli vol-au-vent o gamberetti in salsa cocktail, per esempio. Questi piatti richiedono delicatezza, senza perdere struttura. Chi non ama le bollicine può optare per un bianco morbido e abbastanza strutturato, tipo lo Chardonnay, che tiene testa pure a salumi e formaggi, ma si sposa bene anche con crostini o frutti di mare. Un’altra alternativa apprezzata è il Pinot Grigio, famoso per la sua versatilità e leggerezza, soprattutto quando si desiderano sapori più freschi e netti. Nel Nord Italia, ormai, questa routine è diventata quasi un’abitudine: segno di una tradizione che si apre a un’offerta sempre più ampia. Un dettaglio che spesso sfugge: il passaggio fra antipasto e primo piatto. Se si sceglie un vino eccessivamente corposo all’inizio, c’è il rischio di comprometterne la riuscita. Ecco perché gli addetti ai lavori suggeriscono vini vivaci, ben fatti, ma che non pesino troppo sul palato.

Perché molti sbagliano il vino a Natale? Il segreto per un abbinamento sempre perfetto
Calice e bottiglia di vino rosso, con etichetta “Merry Christmas”, su un tavolo in legno decorato. Atmosfera natalizia. – regalmarca.it

Primi e secondi: perché il vino deve sostenere e non sovrastare

C’è tanta attenzione – specie con i primi tipici delle feste come tortellini, cappelletti o ravioli – nella scelta del vino, che deve equilibrare la ricchezza del condimento. Spesso la soluzione migliore è un Lambrusco: leggermente frizzante e con quella acidità giusta per contrastare la densità di ragù o sughetti di carne. Chi invece preferisce un vino più strutturato può rivolgersi al Primitivo di Manduria o al Chianti, rossi che calzano a pennello con lasagne e carni. Per i primi di pesce, invece, i bianchi restano la carta vincente: Vermentino, Sauvignon Blanc, Greco di Tufo o qualche rosé sono perfetti per sottolineare il sapore marino senza invadere il piatto. Quando si passa ai secondi – soprattutto a base di carne – spiccano nuovamente i rossi più strutturati, in grado di sostenere sapori decisi. Il Amarone della Valpolicella – spesso preferito con carni selvatiche – il Barolo per brasati o vitello tonnato, mentre il Brunello di Montalcino regge senza problemi arrosti alla griglia. Sta di fatto che anche alcuni piatti di pesce trovano compagnia in rossi leggeri e morbidi, sempre che abbiano tannini delicati: in questo caso Grignolino, Merlot o Pinot Nero sono una buona scelta. Bianchi aromatici come Passerina, Ribolla Gialla e, appunto, il Vermentino si confermano alternative azzeccate, soprattutto in zone italiane dove la viticoltura soggiace alle tradizioni del territorio. Il gioco fra vino e cibo diventa ancor più evidente quando si parla di pranzi numerosi: una sbagliata scelta può rovinare l’intera esperienza.

Il ruolo del vino nei dessert e l’importanza del calice

Chiudere la cena con il vino giusto non va mai sottovalutato. Le scelte più gettonate per i dolci delle feste sono Spumante Brut o Moscato, proprio per la loro leggerezza e quella fresca carica che aiuta a digerire e a terminare con leggerezza un pasto spesso piuttosto pesante. Un dettaglio, forse un po’ trascurato: la forma del calice. Quella fa la differenza nella percezione del vino, sia a livello aromatico che gustativo. Bicchieri ampi favoriscono la respirazione dei rossi più robusti, mentre le forme strette esaltano le bollicine e la freschezza dei bianchi o spumanti. Nel nostro Paese, specialmente in alcune zone, questa cura dei dettagli è ormai parte integrante della cultura del vino, che si riscopre tradizionale ma in una veste moderna. Chi vive nelle grandi città nota come il vino stia conquistando spazio importante nell’esperienza gastronomica delle feste, offrendo un ventaglio di scelte anche a chi non è un intenditore—un fenomeno in crescita da qualche anno a questa parte.