Strategie efficaci per mantenere il prato verde e rigoglioso durante le fredde giornate di dicembre

Dalla metà di dicembre in poi, capita spesso di vedere grandi distese di prato, curate con attenzione fino a qualche settimana prima, trasformarsi in ampie aree dal colore giallo e opaco. Molti associano questo cambiamento a gelate improvvise o a malattie comuni, ma nella maggior parte dei casi non è così. Dietro c’è un fatto meno noto: uno squilibrio metabolico che deriva dalle condizioni climatiche un po’ strane degli ultimi inverni – ecco, è un dettaglio non da poco. L’ingiallimento, insomma, non arriva per caso; è l’effetto di diversi fattori che si sommano proprio in quei momenti. Lavoratori impegnati nella manutenzione del verde urbano, dalle parti di Milano come nel Sud Italia, segnalano spesso ampie zone di prato giallognolo, perfino di decine di metri quadrati. Quel che si tende a sottovalutare è l’abbinamento tra temperatura mite e luce scarsa: una combinazione che porta la pianta a consumare più energia di quella che riesce a produrre.

Capire cosa sta dietro a questo fenomeno serve a intervenire senza causare danni e a preparare il prato per il ritorno al verde con la primavera. Qui si mettono in fila cinque cause spesso presenti, insieme alle strategie per ristabilire un buon equilibrio e sostenere la pianta fin dalle radici.

Il paradosso della luce nei climi invernali miti

Nei giorni in cui la temperatura supera facilmente i 10°C, capita che il prato rimanga attivo metabolicamente e consumi energia molto più velocemente di quanto accada durante un inverno rigido. Eppure, le giornate sono così brevi che la luce solare che arriva a terra – insomma, quella che serve per la fotosintesi – non basta per ricaricare le riserve. Così la pianta si trova a corto di energia (deficit energetico): conseguenza? La clorofilla, quel pigmento verde che dà colore alle foglie, comincia a degradarsi.

L’ingiallimento, solitamente, è più marcato in posti con poca luce, tipo sotto alberi o vicino ai muri. Non è mai uniforme, si distribuisce in modo irregolare su superfici ampie. E c’è chi lo nota soprattutto in città, quando il gioco tra temperatura e luce dà questi strani effetti nel cuore dell’inverno.

Per capire se questo è il problema, guarda quante ore di sole diretto il prato prende ogni giorno: meno di quattro ore sono un campanello d’allarme. A quel punto, conviene stimolare il metabolismo senza incitare una crescita esagerata; la ricetta? Biostimolanti naturali, spesso a base di estratti da alghe brune. Questi prodotti aiutano la pianta a ricevere energia in modo veloce, per via fogliare, e sostengono le funzioni vitali finché il sole non resta più a lungo.

Strategie efficaci per mantenere il prato verde e rigoglioso durante le fredde giornate di dicembre
Un prato verde e rigoglioso. Alcuni alberi sono in lontananza, formando una linea scura attraverso l’orizzonte. – regalmarca.it

La sofferenza delle radici in terreni saturi d’acqua

Nei mesi freddi si osserva spesso un altro problema: quello della sofferenza radicale. Anche senza pioggia, può succedere che i terreni rimangano bagnati, poiché l’evaporazione cala parecchio. Nei suoli troppo compatti, l’acqua resta intrappolata nei piccoli spazi fra le particelle e impedisce alle radici di respirare, cioè di assorbire ossigeno e nutrienti.

Il prato, così, perde il suo bel verde e diventa giallo spento e uniforme. Il terreno stessi appare spesso umido e può avere odori poco gradevoli, a causa di processi anaerobici in atto. Nelle città, questo passa spesso inosservato, ma diventa evidente in aree dove il prato sembra quasi soffocato, proprio poco vitale.

Per verificarlo facilmente, basta prendere un piccolo campione di terra e testarne umidità e odore. Se la terra manca d’aria, allora serve intervenire per ossigenarla meglio, per esempio con tensioattivi o sostanze che aiutano a distribuire acqua e a creare sacche d’aria. Trattare il suolo così riduce lo stress radicale. Un ciclo di trattamenti ogni dieci giorni aiuta a completare il processo.

Questo tipo di problema blocca l’assorbimento dei nutrienti e si presenta spesso su suoli argillosi o molto compatti, specie in inverno: quindi conviene monitorare bene l’umidità del terreno quando fa freddo.

La carenza di azoto nel prato ancora vivo

Nei climi temperati, capita che il prato continui a crescere anche in inverno, andando – diciamo – a prosciugare le sue riserve di azoto. Questo nutriente, fondamentale per la produzione della clorofilla e per mantenere il tipico colore verde delle foglie, può finire se la concimazione autunnale non è stata abbondante o se la pianta è stata particolarmente attiva.

La carenza di azoto si traduce spesso in un ingiallimento uniforme su tutta la superficie delle foglie. La pianta allora tenta una forma di compensazione, trasferendo nutrienti dalle foglie vecchie a quelle nuove, e questo provoca una clorosi evidente e diffusa. È un caso di carenza nutrizionale legata più al continuo metabolismo della pianta che a malattie o freddo intenso.

Per verificare, conviene sapere quando è stata fatta l’ultima concimazione a lenta cessione: se è molto tempo che non si interviene – anzi, mesi prima di ottobre –, le riserve finiscono facilmente. A volte, pure un intervento tardivo rischia di essere insufficiente, perché la pianta ha consumato tutto in settimane di attività prolungata.

La soluzione giusta? Nutrire con prodotti liquidi bilanciati, somministrati foglia per foglia così da agire in fretta senza stimolare eccessiva crescita. Andrebbe ripetuto almeno due volte, con intervalli di una quindicina di giorni, per aiutare davvero il prato a riprendersi.

Chi si occupa di prati soprattutto al Centro e al Sud d’Italia conferma che situazioni del genere si vedono spesso in questo periodo. Meglio quindi controllare regolarmente lo stato nutrizionale, così non si resta mai col prato a dieta.