Una straordinaria formazione di microrganismi artici scoperta sotto il Triangolo delle Bermuda

Più di cinquecento metri sotto il livello del mare, nessuno avrebbe immaginato quel rigonfiamento che si nasconde nel fondale attorno alle Bermuda. Le isole, a dirla tutta, si sono mantenute lì – sollevate – per decine di milioni di anni, anche se il vulcano che le ha generate? Quello è spento da un bel pezzo. Ecco il problema: i modelli classici, che spiegano altri arcipelaghi come le Hawaii con pennacchi di magma caldo nel mantello, non tornavano. La chiave per capire? Una nuova prospettiva, fatta di un esame preciso delle onde sismiche che attraversano la Terra, in profondità.

C’è chi pensa che le Bermuda siano solo un gruppo di isole in mezzo all’Atlantico. Niente di più sbagliato. In realtà, si tratta di un sistema geologico complesso e ancora poco esplorato. Come fanno queste terre a rimanere sopra la superficie dell’oceano, senza più vulcani attivi? La risposta arriva dai segnali degli eventi sismici distanti, studiati con attenzione. Ne è uscito un quadro nuovo, quasi sorprendente, che ha risolto un mistero che durava da decenni.

Le onde sismiche mostrano una struttura nascosta sotto le Bermuda

Grazie all’analisi delle scosse – quelle con magnitudo superiore a 5,5 – provenienti da varie parti del pianeta, si è potuto capire meglio. Le onde generate dagli eventi cambiano velocità e direzione secondo i materiali che incontrano. Una rete di strumenti posizionati proprio sulle Bermuda ha raccolto dati fino a circa 50 chilometri di profondità. Da lì è nata una mappa stratificata del sottosuolo, dove si distinguono nettamente le rocce vulcaniche superficiali, la crosta oceanica e il limite con il mantello superiore.

La novità vera riguarda ciò che sta più in profondità: intorno a 21 chilometri, compare uno strato roccioso spesso quasi 20 chilometri, con proprietà fisiche diverse dal mantello circostante. Una massa solida, stabile, ripetutamente confermata dalle analisi. Gli esperti parlano di una sottoplaccatura, cioè quel pezzo di roccia formatosi perché il magma vulcanico – sai com’è – non ce l’ha fatta a raggiungere la superficie e si è solidificato sotto la crosta.

Una straordinaria formazione di microrganismi artici scoperta sotto il Triangolo delle Bermuda
Il “Triangolo delle Bermuda” evidenziato, area nota per le sparizioni, include le isole Bermuda, Miami e San Juan. – regalmarca.it

La massa rocciosa che regge le isole da milioni di anni

Questa massa di roccia è meno densa rispetto al mantello vicino, per circa l’1,5%. Un piccolo dettaglio, ma decisivo: genera una spinta verso l’alto, che ha sostenuto le Bermuda per decine di milioni di anni. Spiega bene perché – nonostante il vulcano si sia spento tra 30 e 35 milioni di anni fa – queste isole non si sono abbassate come avrebbero dovuto, secondo i vecchi schemi geologici.

Un aspetto spesso trascurato: le anomalie gravitazionali negative nelle zone circostanti, indice di una densità ridotta rispetto ad altre aree oceaniche. E poi il flusso di calore? Dentro la norma, nessun aumento che suggerisca vulcanismo ancora hot a qualche chilometro sotto. Quindi, no, non è il calore a tenerle su, ma la composizione e la struttura di ciò che sta sotto, fattori chiave per la loro stabilità.

Un modello aggiornato per comprendere l’equilibrio delle isole oceaniche

La scoperta va oltre le Bermuda. Potrebbe esserci una struttura antica e duratura simile sotto altre isole vulcaniche in mezzo agli oceani. Provare a verificare questa ipotesi aprirebbe porte su come archi di terra rimangano sollevati, senza dover per forza parlare di vulcani attivi o recenti.

Negli ultimi tempi, dati provenienti da vari campi della geofisica – compresa la sismologia – hanno disegnato un quadro più realistico delle dinamiche profonde del nostro pianeta. Tenere in conto queste scoperte può migliorare – insomma – la valutazione della stabilità e della storia geologica di molti arcipelaghi. E poi influenza anche i metodi usati per monitorare zone con passate attività sismiche o vulcaniche.

Chi osserva con attenzione la geologia oceanica, le caratteristiche di sistemi isolani come le Bermuda, può vedere quanto il nostro pianeta sia ancora pieno di complessità nascoste. Sono rivelate solo dalle tecnologie più precise e da analisi complesse. Senza vulcani attivi in vista, la Terra continua a mostrare meccanismi che spiegano i territori su cui viviamo e come si sono evoluti. Basterebbe guardare con un po’ più di attenzione.