Quando arriva il momento di raccogliere la lavanda, quello del tempismo è un dettaglio che non va affatto trascurato. Decidere quando interviene ti cambia la qualità del prodotto finito. Tagliare la lavanda nel momento giusto salva il profumo intenso e mantiene gli oli essenziali, fondamentali per l’uso cosmetico e officinale della pianta. Da noi, dove si coltiva la lavanda sia per lavoro sia per abbellire giardini, questa scelta sul tempo è decisiva lungo tutta la filiera. C’è chi coltiva la lavanda per passione e sottovaluta il problema. Per chi invece ci lavora seriamente, è un passaggio obbligato. Sbagliare la raccolta significa rischiare di perdere fragranza e proprietà benefiche, ecco perché bisogna controllare con attenzione quando la pianta fiorisce e cresce.
Le caratteristiche della fioritura e il momento migliore per la raccolta
La lavanda si riconosce subito: ha spighe di piccoli fiori violacei, che spuntano, uno dietro l’altro, lungo il gambo. Il periodo della fioritura coincide con un momento di grande attività vegetativa, che di solito tocca il suo apice nei mesi più caldi. Un particolare che spesso sfugge è questo: l’aroma dei fiori diventa più forte nelle ore in cui il sole batte di più, quando gli oli essenziali sono più abbondanti. Ed è proprio questo a indicare il momento migliore per la raccolta e la lavorazione.

Il tempo di fioritura cambia un po’ in base al clima: per esempio in molte zone del Nord Italia la lavanda sboccia da giugno, mentre al Sud la stagione può partire anche prima. Nei posti di montagna si aspetta generalmente luglio. Alcune tipologie, quelle cosiddette rifiorenti, regalano un secondo ciclo – breve – verso settembre, un fatto notato soprattutto da chi segue la pianta con cura nelle settimane d’estate più avanzate.
Colpire il momento giusto vuol dire prendere le infiorescenze quando i fiori sono completamente aperti, ma non ancora appassiti: il viola più vivo e il profumo più deciso si trovano proprio in questa fase. Chi conosce bene il mestiere suggerisce di intervenire a metà fioritura, evitando raccolte troppo anticipate o tardive che rischiano di ridurre la quantità e la qualità degli oli essenziali.
La raccolta e i metodi per preservare la qualità della lavanda
Per raccogliere la lavanda nel modo giusto bisogna usare tecniche che rispettino sia la pianta che la purezza dei fiori. Le forbici da giardino affilate sono la soluzione migliore: tagliare netto, a 10-15 centimetri dalla base dei fiori. Serve lasciare una parte di verde, così la pianta si rigenera senza ammalarsi o rovinarsi, dettaglio che spesso sfugge a chi non ha esperienza, restituendo raccolti meno buoni negli anni successivi.
Altro consiglio pratico riguarda il momento della giornata: meglio raccogliere la mattina, dopo che la rugiada è sparita ma prima che il sole diventi troppo cattivo. In questo modo si evita che gli oli essenziali evapori e il profumo della lavanda resta intatto più a lungo.
Subito dopo la raccolta, si passa all’essiccazione: questa fase è decisiva per mantenere aroma e proprietà. I fiori vanno riuniti in mazzetti e appesi a testa in giù, in un luogo ben ventilato, asciutto e all’ombra. Questo metodo tradizionale permette una disidratazione lenta che salva profumo e colore, tenendo lontane muffe e guasti. Una cura così fa la differenza: tra un prodotto che perde potere e uno che conserva aroma e oli essenziali ricchi e duraturi.
I diversi usi della lavanda e la sua coltivazione
La lavanda non serve solo per ornamento: ha impieghi diversi, dai profumi per casa fino alla cosmesi e alla cucina. Chi conosce il settore sa che i mazzetti secchi fanno da antitarme naturale e deodoranti per armadi o cassetti, uso molto diffuso in tante case italiane. Dalle infiorescenze si estraggono oli preziosi, usati in creme lenitive, saponi e bagni rilassanti, per le loro proprietà calmanti e altre virtù.
Nell’ambito culinario, la lavanda dà un tocco speciale a dolci, miele, confetture e infusi, ma occhio al dosaggio per non esagerare con il gusto. Coltivarla non è complicato: preferisce zone soleggiate e ventilate, terreni calcarei e ben drenati, senza ristagni d’acqua. L’irrigazione va fatta con parsimonia, solo quando il terreno è secco fino in fondo.
Un’ultima raccomandazione riguarda la potatura, da fare dopo la fioritura: serve a tenere la forma della pianta e stimola nuovi getti. Un gesto che mantiene la salute della pianta e prolunga la sua vita. Piccole attenzioni così garantiscono raccolti regolari e una coltivazione longeva, soprattutto in quei territori rurali e montani d’Italia dove la lavanda ha una tradizione radicata e ancora viva.